Meglio una banca online o la banca tradizionale?

Lentamente ma inesorabilmente la banca online sta soppiantando la tradizionale banca fisica. Il processo è in atto da ormai parecchi anni e si prevede che piano piano le filiali fisiche delle banche diminuiranno fino a scomparire.

Come mai? Perché l’online banking si è rivelato un metodo più comodo ma egualmente efficiente, che porta sempre più persone a scegliere di affidare i propri risparmi ad una banca online. Ma vediamo quali sono le caratteristiche che hanno determinato questa scelta.

Banking online = comodità

Naturalmente al primo posto c’è la comodità. Inutile dire che al giorno d’oggi si ha sempre meno tempo a disposizione e sempre più impegni, figurarsi riuscire a trovare due ore di tempo per andare a fare la fila in banca. L’online banking elimina questi fastidiosi tempi morti e ci permette di compiere qualsiasi operazione comodamente dal divano di casa nostra.

Dalle operazioni più semplici come bonifici e giroconti a investimenti e pagamenti programmati di mutuo e bollette, tutto su un’unica piattaforma e senza l’obbligo di recarsi allo sportello o in posta.

La flessibilità

Anche aprire e chiudere un conto corrente online si rivela essere infinitamente più semplice che un conto tradizionale. Niente firme cartacee e appuntamenti in banca ma basta una firma digitale e il gioco è fatto. Il risparmio di tempo ed energie è davvero evidente.

La banca online è sicura?

Per alcuni compiere operazioni bancarie online è sinonimo di scarsa sicurezza, ma è ormai tempo di ricredersi. I sistemi di tutela dei nostri risparmi nell’online banking sono ormai consolidati ed utilizzati in tutto il mondo. Inoltre, la banca online funziona legalmente proprio come una banca tradizionale, è quindi vincolata a determinate leggi e misure di sicurezza.

C’è da dire anche che molte banche fisiche si stanno ormai convertendo a loro volta all’online banking e per praticità invitano i clienti a compiere la maggior parte delle operazioni online.

Sì al risparmio

Un enorme vantaggio di aprire un conto bancario online sono i bassi o inesistenti costi di gestione. Senza l’onere di pagamento dei dipendenti in filiale, queste banche riescono ad abbassare di molto i costi di gestione e ad offrire conti correnti a costo zero. Anche certe banche tradizionali offrono la possibilità di scegliere fra conto online e conto in filiale, il primo a costo zero mentre il secondo con un canone mensile che va solitamente dai 2 ai 4 euro.

La banca online è adatta a tutti?

Molto comoda la banca online ma, i nonni? Eh già, l’unico vero grande inconveniente del passare ad una banca online è che non tutti sanno usare internet. Non tutte le persone anziane hanno difficoltà nell’utilizzo della tecnologia, certo, ma molti faticano a tenere il passo e preferiscono fare le cose come hanno sempre fatto.

Chi invece non ha problemi con la tecnologia ma preferisce comunque interfacciarsi con una persona reale, potrebbe obbiettare che questo tipo di banca non da la possibilità di consulenze faccia a faccia. Questo è vero solo in parte, dato che ogni banca online mette a disposizione del cliente servizi di consulenza personalizzata tramite telefono, email, Skype call e, in alcuni casi, anche con appuntamenti in filiale.

L’overtourism taglia fuori i residenti dalle loro città

Secondo l’Organizzazione mondiale del turismo, nel 2030 saranno oltre due miliardi le persone che viaggeranno: pressappoco un terzo della popolazione globale! Fin qui tutto bene. Cosa succede, però, se i flussi turistici si raccolgono all’unanimità nella stessa città e, per di più, durante la stessa settimana? in questo caso parliamo di overtourism, sovra-turismo, o ancora, turismo di massa.

Il sovra-turismo causa inquinamento, e devasta gli ecosistemi naturali. Gli esseri umani producono già in condizioni normali una quantità sconsiderata di rifiuti, è chiaro, dunque, che agglomerati di persone ammassate nello stesso posto e nello stesso momento minacciano seriamente l’ecosistema. Comunque, l’ambiente non è l’unica vittima dell’overtourism. Anche i residenti vengono pesantemente disturbati dal malsano affollamento di turisti.

Diversi sono gli effetti del sovraffollamento turistico sugli autoctoni. Stress e frustrazione sono sicuramente due di questi. Anche la persona più calma del mondo si agiterebbe se si ritrovasse, tutti i giorni, a dover lottare per farsi strada tra una folla di persone troppo impegnate a scattare fotografie standard con l’ormai famoso selfie-stick.

Tuttavia, non è unicamente di stress che volevamo parlavi. Spesso, gli abitanti del posto subiscono l’impatto dell’overtourism a tal punto da vedersi costretti a scappare dal luogo di residenza.
Questo fenomeno, è assolutamente da includere nella lista degli effetti spiacevoli del turismo di massa sui residenti.

Gli autoctoni si scontrano con l’aumento dei prezzi

Cosa spinge la popolazione locale a separarsi dalla loro città? prima di tutto, il folle aumento dei prezzi.
Quando una città diventa trendy, un bel po’ di persone mettono in atto una determinata manovra di speculazione. Primi tra tutti, i proprietari delle case: il costo di un affitto, con il brulicare di turisti, diventa praticamente insostenibile.

I commercianti, dal canto loro, vogliono approfittare della folla impazzita e quindi, anche loro, ingigantiscono il costo di quei prodotti e servizi che una volta erano accessibili a più o meno tutti. In alcuni casi, persino l’accesso agli spazi pubblici viene limitato attraverso l’introduzione di ticket di ingresso!

Probabilmente, i turisti possono permettersi di sostenere queste spese, visto che la loro istanza sarà temporanea e limitata nel tempo. Lo stesso discorso, però, non vale per gli autoctoni. Per questi ultimi, l’aumento dei prezzi è un incubo ricorrente che non dà tregua. Si tratta, nel loro caso, di un severo mutamento degli standard qualitativi, che diventano impraticabili per alcuni e sconvenienti per altri.

Insomma, uno degli effetti dell’overtourism sugli abitanti è la gentrification. Questo termine del XXI secolo fa riferimento al fenomeno di imborghesimento di quelle aree urbane che una volta erano navigate maggiormente dalla classe lavoratrice.

La perdita d’identificazione con il luogo di residenza

Non dimentichiamo il risvolto culturale della gentrificazione. La popolazione locale si vede, di frequente, tagliata fuori dalla città non soltanto a causa dell’aumento dei prezzi causato dalla “turistificazione” dei quartieri, ma anche perché non riesce più a empatizzare con essa. Detto diversamente, gli abitanti della città turistificata non ne riconoscono più le bellezze e l’autenticità.

Questo perché molti luoghi che vengono presi d’assalto dai turisti si trasformano in lunapark messi in piedi apposta per trarre profitto dall’attività turistica.  Alcuni potrebbero obiettare che non vi è nulla di male in tutto questo, ma siamo sicuri che molti altri non sopportano vedere l’immagine identitaria ormai sbiadita di un luogo che era caratterizzato, una volta, da contorni ben definiti.

L’overtourism può provocare l’allontanamento della popolazione locale dal loro habitat naturale. La vita diventa più costosa e artificiale. A lungo andare, si osserva il cambiamento del volto di quei luoghi che non dovrebbero mai cambiare, quei gioielli urbani o naturalistici che, sorprendentemente, facevano, prima di essere sporcati, ancora fede alla loro identità originale e originaria.  È giusto perdere tale ricchezza a causa del profitto economico che segue le orme dei flussi straripanti di turisti?

Dimenticatevi della scheda Sim, il futuro è la eSim

Chi ha più di trent’anni ha vissuto l’evoluzione della scheda Sim in prima persona e se le ricorda sicuramente tutte: dalle prime, grandi circa come una carta di credito, alle Nano Sim che utilizziamo attualmente, passando per tutta una serie di formati intermedi che, alcune volte, ci hanno costretto a prendere in mano righello e forbici e seguire qualche video tutorial online per adattare la nostra Sim allo standard supportato dallo Smartphone appena acquistato.

Ecco, tutto questo a breve potrebbe essere un ricordo (e chissà, magari le Sim degli anni Novanta diventeranno un cimelio per collezionisti…). L’arrivo delle eSim sul mercato ha una portata rivoluzionaria: semplicemente non esisterà più una scheda Sim da inserire nel telefono. Via la scheda, via l’alloggiamento – e i sistemi più o meno pratici di aprirlo – via anche la necessità di acquistare una Sim nuova ogni volta che si cambia operatore.

La eSim c’è, ma non si vede

Sim virtuale? Non esattamente. La scheda Sim non sparisce del tutto, semplicemente cambia forma. Si tratterà di un microscopico circuito integrato direttamente nel telefono (o tablet, o smart watch), montato in molti casi sulla scheda madre. Ogni dispositivo avrà dunque una sua eSim propria, all’utente non resterà che registrarci sopra i propri dati e quelli dell’operatore che ha scelto. Sta proprio qui la principale comodità: con pochi ‘tap’ sul telefono potremo scegliere operatore e piano tariffario.

Registrarsi su una eSim dovrebbe essere operazione facile e veloce, che azzera o quasi i tempi di attesa anche in caso di cambio operatore: addio cambio Sim in caso di passaggio a nuovo operatore e portabilità del proprio numero, i tempi tecnici dovrebbero ridursi davvero all’osso. Vantaggi meno evidenti di questo nuovo sistema, ma comunque molto importanti per i produttori di dispositivi multimediali, riguardano l’hardware e potrebbero avere un impatto anche sul consumatore finale.

Guadagnare prezioso spazio

La miniaturizzazione dei dispositivi e la contemporanea necessità di aumentarne continuamente le prestazioni fanno un po’ a cazzotti: eppure tutti vogliamo telefoni, tablet e watch sempre più performanti ma anche sempre più tascabili. Mettetevi nei panni di un ingegnere: ogni millimetro di spazio diventa prezioso se l’obiettivo è quello di offrire un dispositivo sempre più performante, perché serviranno batterie più capaci, schermi più grandi, un maggior numero di fotocamere.

Ecco perché la sparizione della Sim e del suo relativo alloggiamento possono fare un gran bene ai produttori: si libera spazio da occupare in maniera differente. Per l’utente, gli innegabili vantaggi sono, oltre a quello di usufruire di un dispositivo più performante, l’impossibilità di perdere la Sim – cosa che può succedere a chi ne possiede più di una e magari le cambia con frequenza – e l’altrettanto impossibile eventualità di rovinarla o danneggiarla.

La tutela del piccolo chip integrato nella struttura in plastica delle attuali Sim è infatti importante: alla Sim è legata la nostra “identità” telefonica e, molto spesso, sulla piccola schedina archiviamo anche l’intera rubrica contatti. Togliendola spesso, il rischio di danneggiare i contatti c’è, con conseguente malfunzionamento. Per quanto riguarda la eSim, è praticamente impossibile a meno di non causare un danno tale al telefono da comprometterne l’intera struttura.

Shopping online, benvenuti nel futuro

Ai tempi in cui internet non era così diffuso come oggi, quando ci si imbarcava nell’impresa di acquistare un oggetto o un capo di abbigliamento di valore non restava che una sola opzione: il giro delle sette chiese. Con pazienza ci si recava presso una serie di negozi precedentemente selezionati, alla ricerca del prezzo – e del pezzo – migliore. Sembrano tempi lontani, eppure ciò accadeva non più tardi di quindici anni fa.

Oggi sembra fantascienza: la comparazione di prezzi e prodotti la si può fare direttamente dal divano di casa propria, o comodamente distesi su un lettino in riva al mare. Questo è il primo dei tanti benefici dello shopping online: non serve più recarsi fisicamente in negozio. A dir la verità, gli acquirenti più scrupolosi un giro nel negozio fisico lo faranno comunque; spesso solo per vedere con i propri occhi ciò che poi si acquisterà presso un negozio virtuale.

Dove c’è concorrenza, c’è convenienza

È la prima legge del mercato: se l’offerta aumenta, aumentano anche le possibilità di spuntare un prezzo più conveniente. Beneficio numero due dello shopping online: il giro virtuale delle sette chiese ci permetterà quasi sicuramente di risparmiare qualcosa sul prezzo di listino dell’articolo che desideriamo acquistare. È innegabile infatti che la virtualizzazione dei negozi permetta un risparmio notevole sui loro costi di gestione; niente mura in affitto, pochi dipendenti, bollette paragonabili a quelle di casa.

Di conseguenza, il prezzo finale praticato all’utente può scendere. Certamente ci sono le eccezioni: per i beni di lusso o in quei settori dove esiste un monopolio, la dinamica del prezzo non segue queste regole. Ma dove ciò avviene, come fare a orientarsi? Sono lontani anche i tempi in cui non ci si fidava ad acquistare online: oggi tutti lo facciamo, quasi sempre senza pensare ai possibili rischi. Il primo dei quali rimane quello di… sbagliare acquisto.

Un aiuto concreto: le guide all’acquisto

C’è talmente tanta offerta che alla fine non si sa da dove cominciare. Vi sarà sicuramente capitato di desiderare un oggetto e non avere la più pallida idea dei criteri in base a quale sceglierlo; ecco perché un sito con recensioni indipendenti come Habu.it può aiutarvi a velocizzare i tempi della scelta e, soprattutto, a fare un acquisto consapevole. Immaginatevi un personal shopper che fa il “lavoro sporco” per voi: gira per i vari negozi, si fa dare le brochure prodotto e alla fine il prodotto lo testa anche.

Il risultato sono le guide all’acquisto che trovate sul portale: per ogni prodotto potete trovare le informazioni necessarie ad aiutarvi nella scelta del modello più adatto per voi, con dati tratti dall’esperienza diretta di chi quel prodotto lo usa e lo conosce ormai bene. L’esperienza dell’utente viene incrociata con i dati di vendita, al fine di individuare i migliori del mercato: chi spopola, e perché. Il risultato? Per ogni prodotto, i modelli con il migliore rapporto qualità prezzo.

Direttamente sulla porta di casa

Tra i benefici dello shopping online non si può certo dimenticare di nominarla: la consegna a domicilio. O presso un punto di ritiro, soluzione che ormai spopola tra chi di giorno lavora fuori casa. La consegna a domicilio è la ciliegina sulla torta dello shopping online, che presenta – il più delle volte – un ultimo innegabile vantaggio: procedure di reso semplificate. Per la serie: se hai sbagliato, puoi ritentare la fortuna. Ma, magari, dopo aver letto una guida.

Nuove frontiere negli spostamenti urbani: la mobilità sostenibile

La tematica della sostenibilità sta suscitando ormai da diversi anni importanti riflessioni nella collettività, a partire dalle istituzioni pubbliche fino ad arrivare al singolo individuo. E’ un argomento sempre più attuale e di grande importanza, anche alla luce dei significativi riscontri scientifici che comprovano quanto la cura dell’ambiente possa davvero impattare in maniera rilevante sulla salute del singolo e della comunità, nonché dell’ambiente stesso.

E’ una “sfida” presente e futura, un lavoro di sensibilizzazione continuo e costante, in cui ognuno è invitato a trovare possibili soluzioni e ad agire nel proprio piccolo prima per portare un contributo più “in grande” poi.
Mobilità e trasporto hanno un ruolo significativo nella ricerca di una maggiore sostenibilità all’ambiente: da sempre fonti di inquinamento, ingorghi fisici e sonori e sovraccarico nelle città, sono ambiti in cui e’ stato possibile apportare delle importanti modifiche, con grande benefici e significativi miglioramenti di qualità di vita e di ambiente.

Mobilità sostenibile: quando un mezzo privato agisce nel pubblico

Un importante lavoro che le istituzioni e le amministrazioni cittadine e comunali stanno facendo negli ultimi anni, e’ l’implementazione di infrastrutture che permettano al cittadino l’utilizzo di soluzioni di mobilità alternative all’automobile. Fanno allora la loro comparsa le corsie riservate, le piste ciclabili, gli incentivi ad utilizzare mezzi alternativi, da quelli pubblici a quelli elettrici o a ridotta emissione di gas.

Come sempre, la difficoltà principale e’ cambiare le abitudini, introdurne di nuove e sradicare vecchi schemi: una volta metabolizzato il concetto che i mezzi privati – le automobili – non sono le uniche forme di mobilità possibile ma esistono delle alternative, sarà più semplice mettere in atto delle nuove modalità che porteranno significativi benefici alla salute della persona, della società e dell’ambiente.

Modificando il proprio stile di vita e adeguandolo alle necessità del contesto sociale in cui viviamo, è davvero possibile contribuire al benessere pubblico e individuale.

I mezzi alternativi

Il trasporto pubblico può essere una scelta valida per i propri spostamenti, sia per muoversi in città che per i collegamenti interurbani. Se il trasporto pubblico è ben funzionante può infatti essere un valido alleato della mobilità sostenibile: meno auto, meno traffico, meno inquinamento di polveri sottili e gas.
E non meno importante, l’effetto benefico che questo trasporto ha sul singolo individuo: molte persone utilizzano i viaggi in treno o sui mezzi come momenti di relax in cui si può leggere, conversare con amici, rilassarsi ascoltando musica.

Ma anche le soluzioni non motorizzate sono sempre più in voga e all’ultima moda. Molte amministrazioni cittadine stanno predisponendo piste e percorsi ciclabili adeguate e strutturate, per consentire alle persone di utilizzare bicicletta o monopattino (esistono anche modelli elettrici), garantendo una viabilità alternativa e sostenibile ma in sicurezza.

Questi mezzi alleggeriscono notevolmente l’inquinamento climatico e sonoro e offrono grandi vantaggi e benefici all’individuo: risparmio economico, benessere fisico (maggior movimento fisico), benessere mentale (il movimento fisico allenta lo stress e favorisce il rilascio di tensioni).

Non meno importante il movimento a piedi: in tante città per favorire e facilitare gli spostamenti a piedi, soprattutto nei contesti centrali urbani, si stanno sviluppando intere aree e zone pedonali.

Mobilità “elettrica”

Nei propri spostamenti però non è sempre possibile fare a meno dell’automobile e lo sviluppo tecnologico e industriale non ha perso l’occasione per intervenire con nuove soluzioni ecologiche a ridotto impatto ambientale: ecco che fanno il loro ingresso nelle nostre strade le auto elettriche.

Le auto elettriche possono essere definite un mezzo “pulito”: non utilizzano combustibili fossili ma energia elettrica, sono senza serbatoio ma possiedono delle batterie che si ricaricano tramite apposite colonnine posizionate in diversi punti della città, riducendo così l’emissione di gas inquinanti.

Un nuovo approccio alla mobilità: impegno e rispetto da parte di tutti

Siamo in un’era di grande cambiamento a livello sociale, culturale e civico e grazie a tutte le alternative che si stanno implementando è possibile parlare di una nuova cultura e di un nuovo approccio alla vita quotidiana, una quotidianità volta a portare una maggiore attenzione a tematiche cruciali quali la sostenibilità e il rispetto per l’ambiente.

La mobilità e i trasporti rientrano appieno in questa nuova modalità di pensiero e azione e hanno un ruolo cruciale, dato il loro alto impatto nelle città.

E’ chiaro che questo argomento tocca molto da vicino il singolo e il suo atteggiamento rispetto alla vita della comunità: da una maggiore consapevolezza nell’uso moderato di mezzi altamente inquinanti, ad un rispetto per il prossimo nella circolazione con un mezzo alternativo: i monopattini elettrici sono un’ottima alternativa eco-sostenibile ma se non utilizzati con la massima attenzione possono creare notevoli danni a se stessi e agli altri.

E’ quindi bene sottolineare quanto importante sia l’impegno personale rispetto alla comunità e all’ambiente che circonda: un atteggiamento responsabile e coscienzioso e’ la prima modalità da utilizzare per agire efficacemente e ottenere un miglioramento globale.

Impennata e-commerce: cade il muro tra mondo digitale e fisico

Il commercio elettronico cresce sempre di più a livello globale, e l’Italia non rappresenta di certo un’eccezione. Secondo il ‘Report E-Commerce in Italia’ dell’aprile 2019 stilato da Casaleggio Associati, nel mese di dicembre 2018 è stata registrata una media di 42,3 milioni di utenti unici.

A questo si aggiunge il fatto che l’80% degli acquirenti digitali italiani effettua almeno un acquisto online al mese, come sottolineato da un recente sondaggio pubblicato da Idealo. Quest’ultimo dato dimostra che l’e-commerce italiano è popolato da acquirenti abituali. Ma quando comprano più spesso gli italiani?

Il giorno ideale per gli acquisti online

Sono di natura diversa le tendenze che sono state osservate nel comportamento degli italiani nei confronti dell’e-commerce. Ad esempio, si è scoperto che il commercio elettronico è un’abitudine insita maggiormente nelle persone tra i 35 e i 44 anni, e per lo più uomini. C’è, però, un fatto veramente curioso che ha catturato la nostra attenzione. Riguarda i momenti più affollati sulle piattaforme e-commerce, e spiegherebbe anche lo sviluppo dell’e-commerce in Italia.

Bizzarramente, è stato evidenziato che gli italiani effettuano acquisti online soprattutto durante i primi tre giorni della settimana. In particolare, il lunedì sembra essere in assoluto il giorno perfetto per riempire il carrello virtuale. A confermarlo è l’indagine annuale condotta da Alkemy, digital enabler italiano. Come mai gli italiani scelgono proprio il lunedì?

Le radici di questa scelta, ovviamente non ragionata, possono essere ricercate nel fatto che abbiamo ormai assorbito il mondo digitale in quello fisico. Essendo caduto il muro di confine, assumiamo anche nel mondo digitale quegli atteggiamenti tradizionalmente rinvenibili nel mondo ‘fisico’.

Più concretamente, così come usciamo a fare compere ad inizio settimana (in modo tale da soddisfare le nostre esigenze per il resto dei giorni), allo stesso modo, preferiamo acquistare online un nuovo cellulare di lunedì. La caduta del muro è stata agevolata, tra l’altro, anche dal colosso Amazon, il quale ha di recente abilitato i suoi clienti a comprare online a rate, proprio come faremmo in-store.

La sindrome della quarta settimana’

Inoltre, gli italiani preferiscono comprare online a inizio mese o a fine mese?  Dall’indagine, risulta che gli acquisti si concentrano per lo più a inizio mese e che, man mano che si va incontro alla fine del mese, vi è un chiaro crollo degli acquisti online.

Sostanzialmente, la cosiddetta ‘la sindrome della quarta settimana’ colpisce anche nei canali commerciali digitali. Ora, la domanda sorge spontanea: che cos’è la sindrome della quarta settimana?

Si tratta di un’espressione coniata nel 2004 e che fa riferimento all’abitudine di fare la spesa durante le prime settimane del mese, riducendo al minimo gli acquisti durante la quarta settimana. Per quale motivo gli italiani si affollano nei supermercati, nei negozi e sulle piattaforme e-commerce soprattutto a inizio mese? beh, è una naturale conseguenza della crisi economica, che molto spesso non ci permette di ‘arrivare a fine mese’.

La sindrome della quarta settimana, insomma, ci permette di ribadire che il mondo virtuale non è più limitato all’intrattenimento, ma è mainstream. L’e-commerce è entrato nella nostra condotta quotidiana e ricalca le dinamiche dei consumi tradizionali, comprese le conseguenze delle difficoltà economiche delle famiglie, come ha giustamente notato Duccio Vitali, amministratore delegato di Alkemy. Sarà che in Italia lo sviluppo dell’e-commerce è avvenuto anche in conseguenza a questa trasformazione?

Prendersi cura della pelle e fare bene al pianeta

Avere rispetto per l’ambiente porta numerosi benefici, tra i quali, spesso, quello di prendersi cura indirettamente anche di sé stessi. Il concetto di ecologia non è forse questo, dopo tutto? La relazione tra uomo e ambiente è bidirezionale e ciò che fa bene al pianeta fa bene anche noi. La lotta alla plastica intrapresa da qualche anno dagli ecologisti ne è un buon esempio.

Un settore molto attivo in materia di ricerca di soluzioni sempre più sostenibili è quello dei prodotti di bellezza. Si è capito già tanti anni fa, infatti, che utilizzare materie prime di derivazione naturale e biologiche portava a innegabili vantaggi: alcuni ingredienti largamente usati dall’industria dei cosmetici, di derivazione chimica, avevano infatti effetti nocivi sulla salute umana.

Eco fuori e dentro

La lotta a parabeni, paraffine, petrolati e metalli è iniziata in sordina ma ha in breve tempo conquistato l’attenzione del grande pubblico. Si è iniziato con i prodotti per l’infanzia e si è continuato con i cosmetici di uso più comune: prodotti per la cura dei capelli, del viso, deodoranti, creme e lozioni per il corpo. E se l’INCI, l’elenco degli ingredienti dei prodotti cosmetici, non è più un mistero, altrettanta attenzione è stata posta al packaging.

Che senso avrebbe ricercare un prodotto ecologico e sostenibile ma confezionato in maniera tutt’altro che rispettosa per l’ambiente? È oggi possibile acquistare saponi, shampoo, creme e detergenti vari a peso, riutilizzando i contenitori e contenendo lo spreco. Il vetro ha sostituito molte confezioni di plastica e, quando questa viene ancora proposta, proviene dal riciclo di altri prodotti.

Due etti di shampoo

Può sembrare strano acquistare lo shampoo sotto forma di saponetta o il dentifricio in polvere, ma i benefici per l’ambiente sono notevoli. E anche quelli per il nostro portafoglio. Non fatevi ingannare dai prezzi di vendita generalmente più alti, la durata dei prodotti sfusi è mediamente superiore e la possibilità di ricaricarli senza acquistare di nuovo la confezione aumenta il risparmio.

Anche al normale supermercato si può fare scelte più sostenibili: acquistare il sapone liquido nelle confezioni di ricarica, realizzate in plastica riciclata, oppure scegliere le saponette con involucro in carta invece che in plastica trasparente. Il bagno stesso può diventare più eco: contenitori per detergenti liquidi in vetro o ceramica, portasapone in legno, spazzolino in bambù e spazzola o pettine in legno e il gioco è fatto.

Bellezza naturale

Se pensate che trucco e parrucco non vadano d’accordo con l’ambiente vi sbagliate. Tantissimi prodotti per il make up sono disponibili in formulazione 100% naturale e, dove non è possibile fare a meno della plastica, si è optato per la bioplastica; per struccarsi ci sono pad e salviette riutilizzabili in cotone naturale e bastoncini di cotone e carta totalmente biodegradabili. Per creme viso e contorno occhi c’è davvero solo l’imbarazzo della scelta.

Insomma, basta cambiare di poco la prospettiva e attrezzarsi per far spazio a formulazioni solide anche sotto la doccia, dotarsi di qualche portasapone da viaggio – rigorosamente in legno – e acquistare una spugna naturale e un guanto in sisal per lo scrub: in men che non si dica si trasforma la propria routine di bellezza in un rituale di benessere anche per il pianeta. Dicendo addio alla plastica.

Le nuove frontiere del lavoro moderno: smart working e lavoro distribuito

Smart working, telelavoro, lavoro da remoto, lavoro distribuito … termini che fino a pochi anni fa erano sconosciuti o utilizzati molto raramente, se non riservati a pochi e specifici ambiti lavorativi, oggi sono concetti ampiamente diffusi e parte integrante di una mentalità lavorativa e di un approccio all’impiego che stanno evolvendo in maniera rapida e costante.

Se da un lato lo sviluppo della tecnologia e dell’informatica offre quotidianamente soluzioni sempre più sofisticate ed avanzate che portano enormi vantaggi e nuove dinamiche nel mondo del lavoro, da un altro lato sempre di più aziende stanno maturando la consapevolezza che un diverso approccio ai flussi operativi e ai processi lavorativi può incrementare la produttività e migliorare la qualità della vita dei propri dipendenti.

Addio “vecchia” scrivania!

Il concetto di base che accumuna queste modalità di lavoro e’ unico e molto semplice: sradicata la convinzione che il lavoro e’ indissolubilmente e necessariamente legato ad un tempo predefinito e a un luogo specifico, questa nuova metodologia prevede una produttività slegata dalla classica scrivania e dal “vecchio” cartellino, un’attività lavorativa che quindi si può svolgere – tendenzialmente – dove e quando si vuole.

Nuove piattaforme digitali consentono una (perfetta) comunicazione audio visiva tra colleghi che non si trovano nello stesso luogo, sofisticati server permettono la condivisione immediata e in tempo reale di documenti e appunti, per non parlare dei devices oggi disponibili che fungono da veri e propri assistenti virtuali.

Questo nuovo concetto di lavoro ha (s)travolto in maniera importante le abitudini personali e professionali degli individui.  Un nuovo modo di pensare, di lavorare ma anche – e soprattutto – di vivere i rapporti interpersonali, di calibrare diversamente i pesi e gli impegni durante la giornata, andando nella maggior parte dei casi a migliorarne la qualità, un nuovo equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.

Dal punto di vista aziendale e’ stato invece rilevato che queste dinamiche di lavoro “Smart” hanno incrementato la produttività e contenuto i costi.  Ma anche l’impatto a livello civico e sociale ne trae gran vantaggio: meno persone che raggiungono il luogo di lavoro con auto e mezzi significa meno traffico ( e quindi meno inquinamento ), maggiore mobilità e maggiore “respiro” nelle città.

La differenza tra lo smart working e il lavoro distribuito

Sebbene queste modalità lavorative siano accumunate da molte caratteristiche simili, in primis quella di “rompere vecchi schemi” e sposare una filosofia lavorativa il focus sono gli obiettivi da raggiungere in un progetto anziché gli orari e i luoghi dove il progetto viene “elaborato e svolto”, sono diverse le modalità in cui queste formule lavorative si traducono nella pratica.

Lo smart working si struttura per fasi, cicli e obiettivi, che diventano il motore propulsore nonché obiettivo unico dell’attività lavorativa che è svincolata da luoghi e orari fissi. Questo modello lavorativo prevede un rapporto subordinato tra datore di lavoro e dipendente (esiste quindi un contratto) e pur potendosi svolgere in una qualsiasi sede che non sia quella lavorativa, rimane subordinato ad un lasso temporale che corrisponde a quello definito nel normale contratto del dipendente.

Ciò significa che l’attività del dipendente si deve svolgere entro i limiti dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale previsto dal contratto. Lo smart working prevede inoltre alcuni momenti di permanenza dei dipendente nella sede lavorativa, per controlli, riunioni, verifiche, e per svolgere quelle mansioni che non è possibile espletare da remoto.

Lo smart working quindi pur rappresentando una grande novità nell’ambito lavorativo e professionale, presenta alcuni punti deboli legati a quelle mansioni per cui è necessario avere un supporto aziendale e agli orari che rimangono comunque stabili e stabiliti.

Diversamente, il lavoro distribuito rappresenta una grande innovazione, che ancora non tutte le aziende sono state in grado di comprendere e di applicare.

Innanzitutto il lavoro distribuito e’ realizzabile solo se e’ possibile assicurare la presenza di strumenti e supporti che possano permettere un utilizzo da remoto: un team di lavoro distribuito può lavorare sempre e comunque da remoto ma soprattutto può svolgere in totale autonomia qualsiasi tipo di lavoro.

Un team di lavoro distribuito inoltre non ha limitazioni orarie ne’ l’obbligo di recarsi presso la sede lavorativa periodicamente. Per quanto questo modello lavorativo sia davvero all’avanguardia e come tale non largamente diffuso, ci sono comunque aziende che sono addirittura nate come team di lavoro distribuiti e che una sede non l’hanno mai avuta. Per questa tipologia di professionisti la “normalità” e’ lavorare da remoto, svolgendo qualsiasi tipologia di lavoro.

Naturalmente questi tipo di lavoro presuppone una sofisticazione tecnologica piuttosto importante ma anche una grande “flessibilità” strutturale e organizzativa della direzione. Molto spesso infatti le difficoltà a muoversi verso modalità lavorative più moderne ed evolute non sono dettate da limiti di tipo oggettivo ma da schemi “tradizionali” che non è sempre facile abbattere e abbandonare.

Per essere più green servono buone abitudini

Se un tempo era una moda, o una scelta con una forte componente idealistica, la sostenibilità oggi è diventata una necessità. Ce ne siamo accorti tutti quando hanno iniziato a sparire le buste di plastica dai supermercati: il primo segno tangibile del fatto che la nostra vita, poco alla volta, doveva per forza diventare più sostenibile per il pianeta. Ecco allora che molte pratiche davanti alle quali prima si storceva il naso, ora sono state sdoganate.

Non ci si sente più a disagio a portarsi la propria borsa riutilizzabile al supermercato – semmai avviene il contrario – e le borracce cominciano a essere distribuite dalle grandi aziende ai propri dipendenti per disincentivare l’acquisto di bottigliette d’acqua dalle macchinette. Ma la prima grande area di intervento per migliorare le nostre abitudini ecosostenibili è sicuramente la nostra casa: possiamo fare molto, tra le mura domestiche, per aiutare l’ambiente.

Casa verde, pianeta contento

Approfittate di qualche offerta del supermercato o di qualche negozio online e per iniziare comprate un bel kit di lampadine a led; non sono più costose come un tempo e comunque assicurano una durata più che doppia rispetto alle vecchie (e ormai fuori legge) lampadine a incandescenza. Fanno più luce con meno Watt: ne beneficia l’ambiente ma anche la vostra bolletta.

Altro semplice intervento è montare un riduttore di flusso su tutti i rubinetti di casa: si utilizza meno acqua e, anche qui, si risparmia qualche soldo. Sempre per evitare di sprecare bisognerebbe abituarsi ad evitare i consumi superflui di acqua, come le docce lunghe un quarto d’ora o il rubinetto aperto mentre ci si lava i denti; non esiste bacchetta magica qui, ma un timer può venire in aiuto.

La raccolta differenziata è ormai attiva sulla gran parte del territorio italiano, ma in molti piccoli comuni tanto è lasciato alla responsabilità individuale. Differenziare i rifiuti è un buon modo per aiutare l’ambiente ma anche un fantastico incentivo a produrre meno scarti: basta poco per rendersi conto, ad esempio, di quanti involucri buttiamo; lo step successivo è quello di fare acquisti consapevoli per evitare imballaggi inutili.

Chi va piano… inquina meno

Altro tallone di Achille del pianeta, oltre ai rifiuti prodotti dalle attività umane, è la mobilità: è innegabile, spostarsi – e farlo velocemente – è un’attività inquinante. Non muoversi più non è certo la soluzione, semmai si può riscoprire il piacere della mobilità sostenibile per quegli spostamenti quotidiani per cui possiamo fare a meno della macchina. Passeggiare porta numerosi benefici per la salute, la bicicletta ci consente di muoverci velocemente senza inquinare.

E in città? Vietato trovare scuse: se volete evitare i mezzi pubblici ci sono almeno altre tre soluzioni. Il car sharing è ormai una consolidata nonché pratica realtà, aumentano le compagnie che offrono questo servizio e i costi sono in discesa. Il bike sharing è un’opzione per chi ha voglia di fare un po’ di movimento e presto anche in Italia dovrebbero arrivare i monopattini elettrici a noleggio. Tre modi per muoversi in maniera assolutamente sostenibile.

Economia collaborativa in vacanza: 5 nuovi modi di viaggiare

L’economia del futuro è alle porte e la sua regola fondamentale è: condividere non possedere.

La sharing economy ha rivoluzionato la nostra vita di tutti i giorni: ci spostiamo con BlaBlaCar, guardiamo film e programmi su Netflix e ordiniamo la cena con Deliveroo.

Non siamo più obbligati a comprare un vestito per quell’evento speciale, possiamo noleggiarlo a 1/3 del prezzo dal nostro cellulare.

Condividere è diventato sinonimo di risparmiare o addirittura guadagnare. La nuova regola non vale solo nella nostra vita quotidiana, ma anche al momento di prenotare la vacanze.

Sempre meno persone si rivolgono ad agenzie viaggi e sempre più si affidano ad Internet per le proprie prenotazioni, data la vasta scelta presente online. Airbnb, EatWith, HomeExchange sono solo alcune delle piattaforme online che hanno completamente trasformato il nostro modo di viaggiare.

Airbnb

Airbnb è stato il primo a cambiare le carte in tavola nel settore travel. Con questa applicazione è possibile noleggiare per un periodo di breve o lunga durata una stanza a casa di qualcuno o, se si preferisce, un’intera abitazione.

Si fa tutto online, basta ricercare il luogo, prenotare l’alloggio per il tempo desiderato e mettersi in contatto con l’host per le operazioni di check in e check out.

Facile e veloce e senza dubbio molto più familiare di prenotare una fredda stanza d’hotel. Gli host Airbnb sono di solito persone molto aperte e cordiali, disponibili a condividere i migliori consigli sulle destinazioni da visitare.

Da qualche anno Airbnb ha introdotto anche la funzione Esperienze che permette di scegliere fra una vastissima selezione di attività come lezioni di yoga, surf, cucina, gite in barca ed escursioni ad alta quota: un pò per tutti i gusti!

HomeExchange

Ancora più conveniente di Airbnb è HomeExchange, un sito che permette di scambiare la propria casa con quella di qualcun altro in qualsiasi parte del mondo.

Tutto gratuitamente ad unica eccezione del costo di iscrizione alla piattaforma che è comunque molto basso. Non male eh? L’unico requisito necessario è quello di possedere una casa di proprietà, non essendo possibile scambiare casa da affittuari.

EatWith

Per chi è alla ricerca di esperienze culinarie uniche c’è EatWith. Cene in compagnia, gite al mercato tradizionale e cooking classes direttamente in compagnia di chef o amanti di cucina locali.

È il modo migliore per godere di una cucina autentica preparata con ingredienti del luogo, senza più cadere nelle classiche trappole turistiche. Dal food tour nel centro di Roma alla lezione di cucina greca a Santorini, un mondo di sapori si aprirà per voi.

GuideMeRight

Quale miglior guida turistica di qualcuno che vive in quel luogo? L’idea di GuideMeRight è geniale quanto semplice: mettere in contatto turisti con abitanti della città disponibili a fare da guida.

Un modo per conoscere i luoghi più tipici, i ristoranti più ricercati, le bellezze nascoste e, perché no? Fare amicizia.

Uber

Non ancora diffuso in Italia, ma ormai usatissimo in molti altri paesi, Uber è il nuovo sistema di trasporto che ci ha fatto dire addio per sempre ai taxi.

Infinitamente più economico e con molta più disponibilità di autisti ci permette di muoverci in sicurezza e velocità in qualsiasi luogo con il solo utilizzo dell’app sul cellulare. C’è da chiedersi come facevamo prima.